Heinz Bienefeld
La chiesa di S. Bonifacio è opera dell’architetto tedesco Heinz Bienefeld, formatosi con Dominikus Böhm alla Kölner Werkschule e successivamente collaboratore di Gottfried Böhm ed Emil Steffan. Bienefeld, insieme ai Böhm, Steffan e Rudolf Schwarz, è parte della grande scuola tedesca nel campo dell’architettura sacra del Novecento.
“La tenda di Dio” è il termine con il quale nella Bibbia, specialmente alla fine del libro dell’Esodo, si indica il luogo che custodisce i simboli sacri e di conseguenza simboleggia la “presenza” divina e spirituale. L’immagine della “tenda” è diventata un simbolo sacro e architettonico. Allo stesso modo si può interpretare la Chiesa di S. Bonifacio, come ricerca della forma perfetta di architettura. Bienefeld sottolinea la bellezza della sua opera nel dettaglio, annidato nella meticolosa attenzione della costruzione di soglie e di spigoli, nei punti di passaggio e di transizione, per quel ciglio impercettibile tra “mondi” differenti, tra dentro e fuori, vecchio e nuovo. Il raffinato segno di artigianalità è manifestato nella sottile riflessione sull’antico, nella dialettica tra l’allestimento del muro ottagonale e la grande copertura. La ricerca esaustiva della forma esatta dell’opera riesce a conferire un’appropriata e precisa espressione e misura dell’oggetto architettonico, permettendo anche al visitatore occasionale di riconoscere la totale sacralità e silenziosa bellezza di questa architettura.
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Si ringrazia Wolfgang Voigt (DAM Frankfurt) per l’aiuto offerto per la realizzazione di questo studio.
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Architect:
Heinz Bienefeld (1926-1995)
Name of the building:
Parish Church of St. Bonifatius
Site:
Fritz-Schulte-Straße, Wildbergerhütte, Reichshof, Cologne (Deutschland)
Client:
Archdiocese of Cologne
Building permit:
April 1974: preliminary studies on geometries
July 1975: definition of structures and study of details
June 1977: granting of the building permit
Start of construction works:
September 1977
End of construction works:
June 1981
Construction system:
The church is articulated in a central octagonal plan covered by a large pitched roof,
supported by six reinforced concrete pillars clad in bricks and closed at the upper
level by metal caps onto which the ends of the glulam beams that make up the roof
are fixed. The pillars are freestanding and are sized to withstand the lateral thrusts
due to the weight of the pitched roof. The wall mass of the octagonal hall rises
through a highly refined embroidery of texture, where rows of rocky stones arranged
horizontally or alternately inclined alternate with rows of roman bricks, which run
end to end in double rows, drowned in evident mortar joints. The box closes with a
crowning of stones arranged in a knife shape, on which the glulam beams of the roof
and the metal frames of the fixtures rest.